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IL ROMANZO

Black Force, ambientato in un futuro non troppo lontano e in una Italia che, dopo l'epilogo della guerra tra Russia e Ucraina, si è dotata di una nuova forma di governo presidenziale, nasce da una analisi sociale e istituzionale sul cambiamento radicale della società italiana. Seppur in constante progresso tecnologico, tale avanzamento non ha riscontrato la medesima evoluzione a livello di integrazione multietnica, di legalità e soprattutto di sicurezza nella vita quotidiana. La criminalità organizzata, che venga denominata mafia, camorra, 'ndrangheta o con qualsiasi altro appellativo, mina costantemente la vita nel nostro Paese: traffico di droga a livelli record, traffico di esseri umani, traffico di armi, corruzione, collusione, ricatto... solo alcune voci che vanno a comporre il bilancio di attività di tali organizzazioni che, spesso, sono coalizzate in veri e propri cartelli che puntano ad estendere il loro controllo a tutti i livelli istituzionali: alta finanza, organi di governo regionale e nazionale, connessioni con potenze straniere più o meno ostili. Seppur vero che la lotta al terrorismo pseudopolitico negli anni di piombo abbia comunque visto una parziale vittoria dello Stato, è altrettanto vero che molte stragi di mafia o altro, siano rimaste impunite negli anni. Terrorismo rosso, terrorismo nero, inutile fare distinzione di classe su tali attività: il terrorismo non ha una collocazione se non nella più bieca criminalità, perchè coinvolge innocenti e nessuna lotta politica dovrebbe essere la maschera di un tentativo violento di sovvertire l'ordine democraticamente costituito. Ho ascoltato le opinioni personali di tantissimi amici, conoscenti, colleghi e quasi sempre il punto sul quale tutte le opinioni sembravano convergere era il fatto che lo Stato non fosse in grado di opporre una reazione adeguata o una certezza della pena che potesse fungere da vero deterrente. Il dato di fatto più preoccupante risultava essere non tanto la poca fiducia nella classe poltica, quanto nelle istituzioni preposte alla nostra sicurezza. E non per demerito degli operatori, ma per le innumerevoli limitazioni introdotte nei sistemi di controllo del territorio, delle metodologie di reazione troppo spesso volte a tutelare chi delinque: ricordo l'introduzione del reato di tortura per quegli operatori che avessero tratto in arresto un malintenzionato con reazioni giudicate eccessive e quindi passibili non solo di procedimento disciplinare, ma di vero e proprio processo penale con tutte le conseguenze del caso. Chiaramente gli eccessi ingiustificati non devono essere tollerati, ma è opinione comune che ogni caso debba essere analizzato a fronte degli accadimenti e non prevenuto, o meglio, represso prima di poter effettuare un fermo o un intervento. La risultante era purtroppo sotto gli occhi di tutti: forze dell'ordine inibite a priori all'uso delle armi in dotazione e conseguente difficoltà nel contrastare chi invece queste limitazioni non le immagina lontanamente e non si fa scrupolo nel colpire chi ha di fronte. Il pensiero non espresso dei molti è sempre stato quello di consentire allo Stato di reagire in maniera adeguata agli attacchi, e non di mediare immolando sull'altare del diritto ad ogni costo, chi lavora per le istituzioni e ha giurato di difenderle, perchè il passo verso l'anarchia o verso una dittatura ombra sarebbe breve. Nel romanzo ho voluto ipotizzare proprio una situazione estrema di pericolo per la democrazia del Paese, che spinga i vertici dello Stato a prendere decisioni difficili. Chiaramente è solo un romanzo, e non intende coinvolgere in maniera alcuna il governo e le istituzioni in carica, presenti e passate, e proprio per questo trova la sua collocazione in un futuro quasi distopico che io per primo mi auguro non debba concretizzarsi mai.


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Prefazione inclusa nel libro

"Il romanzo è immaginato dall’autore come il racconto fatto in prima persona da uno dei personaggi principali: una sorta di diario degli accadimenti vissuti direttamente da un ex militare, un Ufficiale dell’Esercito in congedo, comunque impegnato nel complesso lavoro di formazione con la sua organizzazione privata che collabora con le Forze Armate, e che si ritrova proiettato nell'intento del Governo in carica di mettere ordine nel Paese a seguito di un tentativo di colpo di stato. L’ambientazione temporale è in un futuro relativamente prossimo, in una Italia che affronta una nuova forma di governo presidenziale e la presenza di due unici schieramenti politici. Ogni personaggio e la sua relativa collocazione nel racconto è frutto di fantasia, seppur i profili caratteriali siano riconducibili a persone reali, perlopiù amici dell’autore stesso: ciò al fine di delineare effettive connessioni empatiche ed affinità, che nulla hanno a che fare con la vita reale dei personaggi stessi. Tutti i nomi sono inventati e, qualora dovesse risultare una qualsiasi corrispondenza anagrafica, va intesa come pura e casuale coincidenza. Trattandosi di una narrazione in prima persona, il nome del narratore non viene mai, volutamente, citato o riportato direttamente, in modo da consentire al lettore di immedesimarsi nel personaggio e viverne la storia come se fosse lui stesso a raccontarla".


 LA BASE NERA - LA TASK FORCE - I PERSONAGGI


 

 

Black Force

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Molti vorrebbero accadesse...

CODE J: XATS-7132

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Black Force: SHOWDOWN!

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La resa dei conti...

CELLULA NERA

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